#23/2023 - La crisi tra Serbia e Kosovo: le origini spiegate in 7 punti
Storia & Geopolitica
L’attualità geopolitica è quantomai calda in questo periodo. Tra le notizie della guerra in Ucraina e della crisi tra Cina e Taiwan, ora emerge un nuovo capitolo nel cuore dell’Europa: le rinnovate tensioni in Kosovo.
Il Kosovo ha vissuto una storia moderna piuttosto tormentata, segnata da conflitti e persino dalla pulizia etnica. Da qualche anno sembrava essere fuori dai riflettori e nel dicembre 2022 aveva persino presentato domanda di adesione come membro dell'Unione Europea. Allora cosa è successo all'improvviso nel 2023?
Dedicando qualche minuto alla lettura, otterrai un quadro sintetico per comprendere meglio le notizie d’attualità e il perché ci troviamo nella situazione geopolitica di oggi.

Partiamo dall’inizio e uniamo man mano i puntini (7, per la precisione).
1️⃣ Il retaggio ottomano
Come per qualsiasi episodio nella storia moderna dei Balcani, anche per ricostruire le origini dell’attuale conflitto dobbiamo fare riferimento al primo periodo dell’età moderna, cioè quando l'Impero ottomano turco controllava tutti i Balcani.
Tra il 16° e il 18° secolo i Turchi amministravano i Balcani come province, spesso mettendo l’uno contro l’altro i vari gruppi etnici presenti in questa zona, come serbi, albanesi, croati, greci, sloveni. Questa condizione creò una lunga scia di tensioni sociali, che alimenterà conflitti come quelli che si sono verificati in Kosovo a più riprese a partire dagli anni '90.
2️⃣ La dissoluzione caotica dell'Impero ottomano
La presenza di numerose etnie non avrebbe necessariamente causato problemi, se solo l'Impero ottomano fosse stato smantellato in modo ordinato, con i vari gruppi etnici che ottenevano i propri stati nazionali. Ma non andò così.
Nel corso del 19° e dei primi anni del 20° secolo, numerosi stati balcanici ottennero l'indipendenza dagli Ottomani, in particolare Grecia, Bulgaria, Romania, Serbia. Spesso i nuovi stati che nascevano includevano territori abitati da altri gruppi etnici.
Questa dinamica mostrò tutti i suoi limiti quando la Serbia acquisì nuovi ed ampi territori in veste di potenza vincitrice sull'Impero ottomano e sull'Impero austro-ungarico nella prima guerra mondiale, dando origine allo stato della Jugoslavia. Questa nazione univa non solo l’attuale Serbia, ma anche Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Slovenia, Montenegro e, naturalmente, il Kosovo.
Le tensioni attuali in Kosovo (e in effetti tutte quelle nei Balcani dai primi anni ’90) partono dai contrasti nati con la formazione di questo grande stato jugoslavo. Nello specifico, per il Kosovo lo scenario era che la popolazione locale - principalmente di discendenza albanese - era ora governata da una minoranza serba che spesso dimostrava scarso rispetto per i diritti dei sudditi albanesi.
3️⃣ Il collasso della Jugoslavia
Il groviglio di etnie all’interno della Jugoslavia divenne insostenibile con la fine della guerra fredda alla fine degli anni ‘80, quando i croati, gli sloveni, i bosniaci e altre minoranze etniche cercarono di ottenere l'indipendenza dal controllo serbo. La Jugoslavia non accettò questa nuova realtà senza opporre resistenza.
Il risultato furono le guerre jugoslave, combattute tra il 1991 e il 2001. Da queste emersero gli stati attuali di Croazia, Slovenia, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro e Macedonia del Nord, con la Jugoslavia ridotta a uno stato residuo che fu rinominato Serbia nel 2003.
4️⃣ La guerra del Kosovo
Il Kosovo ricoprì un ruolo chiave nelle guerre jugoslave. Mentre la Croazia e altri stati ottennero l’indipendenza negli anni ‘90 in modo inequivocabile, perché il loro territorio era popolato in gran parte da gruppi etnici unitari, il Kosovo aveva una popolazione a maggioranza albanese ma con una significativa presenza di serbi.
Da questo dato demografico si apriva un fronte di opposizione, promosso dal governo di Slobodan Milosevic a Belgrado, convinto che il Kosovo dovesse rimanere parte della Serbia. La maggioranza albanese all'interno del paese la pensava diversamente.
Così, a metà degli anni ‘90, gruppi come l’“Esercito di Liberazione del Kosovo” diedero inizio a una insurrezione con l'obiettivo di ottenere l'indipendenza dalla Serbia e annettere il Kosovo alla vicina Albania per dare vita a una “Albania etnica”.
Questa crisi divenne una guerra su larga scala nel 1998, in cui alla fine intervenne la NATO con una campagna di bombardamenti contro la Jugoslavia per impedire a quest’ultima di intraprendere una pulizia etnica in Kosovo, proprio come era già accaduto durante la guerra in Bosnia a metà degli anni ‘90. La Jugoslavia non fu in grado di opporsi alla NATO e alla fine si ritirò dai territori del Kosovo nell'estate del 1999.
Da allora il Kosovo sarebbe stato amministrato da una forza di pace internazionale, sotto la missione di nome UNMIK (United Nations Interim Administration Mission in Kosovo).

5️⃣ Un Kosovo indipendente
Alla fine il governo a controllo albanese nella capitale kosovara, Pristina, deliberò per ottenere la piena indipendenza dalla Serbia. Il 17 febbraio 2008 l'Assemblea del Kosovo dichiarò l'indipendenza del paese e la nascita della Repubblica del Kosovo.
I conflitti nel paese sarebbero potuti finire lì, ma rimaneva una pericolosa miccia pronta ad innescarsi in ogni momento: era la grande concentrazione di serbi nel Kosovo del Nord, il territorio che si trova lungo il confine con la Serbia. Ed è proprio questo il teatro delle attuali tensioni tra Serbia e Kosovo.
La Serbia rifiuta di riconoscere la legalità della dichiarazione unilaterale di indipendenza del Kosovo nel 2008, e comunque ritiene che ogni riconoscimento dell'indipendenza del Kosovo sulla scena internazionale debba essere accompagnato da una discussione sul trasferimento del Kosovo del Nord alla Serbia, nel nome della composizione etnica di questa provincia.
6️⃣ La nuova crisi del 2023
Anche se ha fatto notizia a livello internazionale solo nel maggio 2023, la crisi del Kosovo del Nord covava da anni nella regione, per diversi motivi.
In primo luogo, la popolazione serba che vive nel Kosovo del Nord lamentava che il governo kosovaro avesse rimosso i giudici di etnia serba dai tribunali nel Kosovo del Nord. In secondo luogo, la stessa popolazione serba sosteneva che alle persone di discendenza serba fosse stato precluso l’accesso a posizioni lavorative all'interno delle forze di polizia.
Politiche di questo tipo da parte del governo kosovaro miravano a privare la minoranza serba di capacità di amministrare la regione e in generale dei diritti di cittadinanza, e diventeranno una delle cause principali della crisi odierna.
Le tensioni si sono tramutate in un vera e propria escalation dall'estate del 2022, quando il governo kosovaro dichiarò che le persone che attraversavano il confine dalla Serbia al Kosovo dovevano ottenere documenti di viaggio speciali per poterlo fare, e le targhe serbe sulle auto sarebbero state vietate.
La situazione è ulteriormente peggiorata da allora, portando i serbi - che si deve dire sono probabilmente in maggioranza nel Kosovo del Nord, anche se è difficile da affermare poiché gli stessi hanno boicottato i censimenti nella regione - a rifiutarsi di partecipare alle elezioni locali nell'aprile 2023.
Il 26 maggio gli amministratori neo-eletti di etnia albanese si sono insediati negli uffici governativi del Nord con l’aiuto delle forze di polizia che si opponevano ai manifestanti serbi. Disordini che tre giorni dopo hanno causato il ferimento di decine di forze di pace della NATO.
7️⃣ Scenari futuri
Come andranno a finire le cose non è dato saperlo. Nei punti precedenti abbiamo visto che la situazione è instabile, ha le sue radici nella storia, e l’attuale assetto geopolitico è ben distante dal garantire la concordia nella regione, tanto da rendere necessaria una presenza militare esterna (la KFOR appunto).
Molto probabilmente l’ONU, la NATO, l'Unione Europea e altre parti interessate che hanno fornito ingenti contributi finanziari, logistici e militari al Kosovo dalla fine degli anni ‘90 saranno in grado di esercitare sufficiente pressione sul governo kosovaro, per costringerlo ad allentare una politica rigida nel Kosovo del Nord che reca pregiudizio alla popolazione serba lì residente.
Certamente la situazione non è favorita dalla politica nazionalista in Serbia, che non si è mai completamente riformata dopo l’esperienza degli anni ‘90, e che oggi ricerca continui pretesti per rivendicare la sovranità sul territorio del Kosovo e schierare le proprie forze militari sul confine.
Nel lungo periodo potrebbe essere necessario un trasferimento di popolazione o una revisione del confine tra Serbia e Kosovo mediata da organizzazioni internazionali, per giungere a una soluzione più duratura e stabile delle questioni tra i due paesi.