La prima newsletter che parla di diritto qui su Cultura Aumentata è dedicata a un’entità alla base delle società moderne: lo Stato di diritto.
Probabilmente ne avrai sentito parlare sui media o nei discorsi di giudici, statisti e avvocati.
Oggi cerchiamo di comprendere che cosa indica nel dettaglio, perché si tratta di un concetto davvero importante per la cultura generale di un cittadino. Ad esempio ti consentirà di capire:
perché all’università ancora oggi si studia il diritto romano;
perché gli Stati tendono ad avere la divisione dei poteri in giudiziario, legislativo, esecutivo;
perché alcuni meccanismi delle leggi che ti sembrano un po’ contorti servono in realtà a difendere la tua libertà individuale.
Allora partiamo e rendiamo i giusti onori allo Stato di diritto!
Cos’è lo Stato di diritto.
Come si può intuire dal nome, lo Stato di diritto è uno Stato che si basa sulla presenza delle leggi.
In uno Stato di diritto tutti i cittadini, senza eccezioni, sono soggetti alle leggi. I loro diritti sono riconosciuti e tutelati dalle leggi; analogamente sono prescritti i loro doveri.
Vivere in uno Stato di diritto è come vivere all’interno di un “gioco della vita” in cui le “regole del gioco” sono scritte e valide per tutti, indipendentemente dalla nostra condizione sociale o politica.
In altre parole, per partecipare e vivere in una società, è necessario accettare e rispettare le regole di convivenza codificate nelle leggi. Nessuno è al di sopra della legge, nemmeno chi governa o detiene il potere.
Perché non è un concetto scontato.
La forma contrapposta allo Stato di diritto è lo Stato assoluto, dove colui che governa dispone di poteri illimitati, non è sottoposto a leggi e non deve rendere conto a nessuno.
Per la maggior parte della storia dell’umanità, l'assolutismo era la norma. Le popolazioni vivevano in società dove era normale che le sorti di tutti fossero nelle mani del sovrano.
Chi governava poteva decidere della vita di un cittadino, o poteva istituire, modificare e revocare le leggi a piacimento, e nessuno poteva mettere in discussione o giudicare il suo operato.
In realtà il modo per opporsi al regnante c’era: ricorrere a metodi cruenti, come un attentato, una rivolta o direttamente una guerra. Episodi di cui la storia è piena ma che al giorno d’oggi consideriamo incompatibili con il vivere civile.
Lo Stato di diritto emerge come una reazione a questo modello. Avere delle leggi - e porle al di sopra di tutto e di tutti - diventa il sistema per far vivere un’intera popolazione all’insegna della stabilità sociale, grazie alla condivisione delle regole di vita civile.
Regole che tutti devono rispettare, incluso chi è al potere.
Le origini (dirette e remote) dello Stato di diritto.
Borghesia e Illuminismo.
Lo Stato di diritto si diffonde nel 1700 con l’Illuminismo e soprattutto con l’avvento della borghesia, una nuova classe sociale sempre più numerosa e influente, che domandava regole chiare e imparziali, indispensabili per poter progredire e vivere bene all’interno della società.
Il diritto romano.
È interessante notare come già nell’antica Roma si intravedessero i primi rudimenti dello Stato di diritto: nell’efficiente e organizzata società romana i cittadini erano contenti di vivere sotto regole sociali scritte da esperti di diritto e condivise da tutti. Un sistema di leggi che regolasse in modo pacifico i rapporti tra le persone ed evitasse un’applicazione arbitraria di norme e consuetudini non scritte da parte del prepotente di turno.
Il diritto romano incarna il primo tentativo di codificare norme universali per la convivenza, che fossero accettate e rispettate non per un'imposizione dall'alto, ma perché considerate “giuste” dalla comunità.
Pensa alle seguenti formule di diritto romano:
in dubio pro reo: in caso di dubbio, bisogna decidere in favore dell’imputato;
audiatur et altera pars: devono essere sentite le posizioni di entrambe le parti.
Se tali princìpi non avessero incontrato il favore della cittadinanza, non sarebbero sopravvissuti nel corso dei secoli.
E invece li ritroviamo all’interno di tutti gli ordinamenti moderni che hanno le radici nel diritto romano (motivo per cui è ancora materia di studio all’università).
Quali sono i fondamenti di uno Stato di diritto?
In estrema sintesi possiamo richiamarne tre, senza i quali lo Stato di diritto non esiste o è destinato a degenerare:
Un sistema di leggi
Il principio di legalità
La divisione dei poteri dello Stato
Vediamoli in dettaglio:
1️⃣ Il sistema di leggi e la certezza del diritto
Lo abbiamo già detto: lo Stato di diritto esiste solo se è dotato di un insieme di leggi cui fare riferimento. Il cittadino sa precisamente quali sono “le regole del gioco” del vivere civile, perché queste regole sono scritte, sono stabili e valgono per tutti.
Nello Stato assoluto il cittadino non aveva nessuna garanzia sul vivere civile, perché in qualunque momento poteva essere soggetto a cambiamenti di preferenze, volontà e simpatie del sovrano.
Nello Stato di diritto invece vale il princìpio della certezza del diritto: le leggi devono essere stabili nel tempo, per consentire ai cittadini di conoscerle e agire secondo esse.
Questo significa che è vietato cambiare una legge? Certo che no.
Certezza del diritto vs. modifica delle leggi.
Anche nello Stato di diritto le leggi cambiano e non sono granitiche. Tuttavia cambiano e si evolvono insieme alla società, cioè rispecchiano la sensibilità dei cittadini che in quella data epoca storica abitano lo Stato.
Potremmo non essere d’accordo con una norma o desiderare una regolamentazione per un fenomeno che non ci piace. Ma questo fa parte del nostro giudizio personale (al pari del giudizio che esercitava il sovrano).
Invece le leggi potranno cambiare solo quando una massa critica della società si muoverà verso una nuova direzione.
Ad esempio pensa a come si è evoluta negli ultimi 50 anni la normativa sul tabagismo: all’inizio era consentito fumare ovunque, poi si inibì il fumo negli ospedali e nelle scuole, infine il divieto si estese a tutti i locali pubblici. Poi è arrivata la sigaretta elettronica, e nel prossimo futuro vedremo sempre più regolamentata anche questa nuova tecnologia.
Quello che voglio dire è che, a prescindere dalla forma di governo di un paese, la legge deve essere compatibile con il sistema di valori e di percezioni della maggior parte della popolazione, altrimenti la norma verrà abrogata alla prima occasione utile o semplicemente verrà ignorata da un numero preponderante di cittadini, come se non esistesse.
Tornando all’esempio precedente, immagina quanto i fumatori più incalliti siano stati poco contenti di subire nuove restrizioni. Tuttavia la maggioranza della popolazione (compresi molti fumatori) ha trovato opportuno limitare il fumo passivo, e così ha accettato l’introduzione di una nuova norma, che oggi quasi nessuno metterebbe in discussione.
Le leggi sono la fotografia della società.
Nella maggior parte dei casi, noterai che prima si osservano i cambiamenti nella società, dopo seguono le leggi che regolamentano il cambiamento.
Quando invece si prova a imporre una legge non rappresentativa della società, si rischia che la norma non venga rispettata o che venga modificata continuamente ad ogni cambio di legislatura, rendendola instabile e andando in contrasto con il principio della certezza del diritto.
Attenzione a non fraintendere: qui non è una questione di rispettare o non rispettare le leggi, che è sempre una decisione individuale.
È invece una questione sociale e giuridica: una norma in cui la popolazione non crede è una norma che indebolisce lo Stato di diritto, perché destinata ad essere instabile e ad andare in contrasto con il principio della certezza del diritto.
2️⃣ Il principio di legalità: delineare i confini dello Stato di diritto
Il principio di legalità è il principio per cui i poteri dello Stato sono limitati a quanto espressamente prescritto dalle leggi: per intervenire su un aspetto della vita dei cittadini, deve esistere una legge che deliberi in tal senso.
Se ci rifletti, questo principio agisce a tutela delle tue libertà individuali: se non esiste una legge che regoli un comportamento da tenere, il cittadino è libero di agire come crede e nessuna pubblica autorità potrà mai esercitare un potere - che sarebbe abusivo - per inibire le volontà del cittadino.
Esempio: se non esiste una legge che vieta il tabagismo, nessuna forza di polizia o altra autorità pubblica potrà impedirmi di essere un fumatore.
3️⃣ La divisione dei poteri
Per mantenere in funzionamento lo Stato di diritto, si rende necessaria la cosiddetta divisione dei poteri di sovranità.
Quali sono questi poteri?
Il potere legislativo, cioè il diritto di creare le leggi, modificarle, abolirle. Nella nostra democrazia l’organo che detiene il potere legislativo è il parlamento.
Il potere giudiziario, cioè il diritto di verificare il rispetto delle leggi e punire i comportamenti negligenti. L’organo che detiene il potere giudiziario è la magistratura.
Il potere esecutivo, cioè il diritto di compiere atti e gestire le risorse per conto dello Stato. L’organo che lo detiene è il governo.
Perché è importante la separazione dei poteri?
Se i tre poteri sono separati e distribuiti tra diverse entità, ci si assicura che nessun individuo possa mai arrivare a detenere poteri di stampo assoluto.
Cerchiamo di capirlo con degli esempi:
Immagina per un attimo un organo che detenga sia il potere giudiziario (cioè la capacità di punire) che il potere legislativo (la capacità di scrivere le leggi). Potrebbe essere tentato di modificare le leggi per costruire un quadro normativo su misura al fine di punire un individuo specifico.
Oppure, pensa ad un organo che detenga sia il potere esecutivo che quello giudiziario: chi compie gli atti avrebbe il potere di (non) giudicare il proprio operato, e si creerebbe un evidente conflitto di interesse.
Infine, immagina un organo che detenga sia il potere esecutivo che quello legislativo: potrebbe costruire leggi ad hoc per rendere perfettamente legale qualsiasi azione intenda intraprendere.
Grazie alla separazione dei poteri, i tre organi agiscono come garanti reciproci: chi detiene il potere esecutivo è soggetto alla legge e al giudizio sull’operato; chi giudica lo fa nei limiti del principio di legalità; chi scrive le leggi sarà soggetto a una verifica di conformità con la carta costituzionale.
Questo sistema assicura un equilibrio tra le varie funzioni dello Stato e previene una deriva verso i tratti dello Stato assoluto.
Per chi vuole approfondire
La materia è complessa e qui ho cercato di offrire una panoramica semplificata per tutti.
Se il tema dello Stato di diritto e della divisione dei poteri ha suscitato il tuo interesse, ti consiglio la lettura di un breve saggio di diritto comparato, che parla della storia della divisione dei poteri e confronta le soluzioni che hanno adottato gli stati contemporanei. Il testo è ben scritto e comprensibile anche a chi non si dedica direttamente alla giurisprudenza.
Giovanni Bognetti - La divisione dei poteri