La scala di Kardashev sulle civiltà del futuro (e altre curiosità di cultura generale)
Cultura Aumentata - Newsletter n° 90 - Tempo di lettura: 5 minuti
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- Un fatto strano ma vero -
💡 Il suono viaggia molto più velocemente nel metallo che nell’aria: nell’acciaio si propaga a una velocità di circa 5.960 metri al secondo, mentre nell’aria raggiunge “solo” i 343 metri al secondo.
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- La domandina -
🕵️♂️ Qual è l’alimento che contiene più vitamina C per grammo?
a) Arancia
b) Peperone rosso
c) Kiwi
d) Fragola
(Trovi la risposta in fondo alla newsletter)
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- La curiosità della settimana -
La scala di Kardashev per la classificazione delle civiltà avanzate
Nel 1964 l’astronomo sovietico Nikolai Kardashev propose un modello teorico per classificare le civiltà in base alla quantità di energia che possono utilizzare e controllare. Secondo te noi umani dove ci posizioniamo?
Come funziona
La scala si articola in 3 livelli, ciascuno dei quali riflette un incremento esponenziale nella capacità di sfruttamento energetico:
Civiltà di tipo I
Una civiltà di questo tipo è in grado di utilizzare tutta l’energia disponibile sul proprio pianeta, incluse le risorse geotermiche, eoliche, idroelettriche, nucleari e solari.
Quindi la civiltà umana di oggi non è neanche al livello I di questa scala? Esatto, attualmente siamo ancora fuori scala, ossia una “civiltà di tipo 0”. Tuttavia con l’adozione di nuove fonti di energia primaria e lo sviluppo di tecnologie avanzate, saremmo potenzialmente in grado di raggiungere lo status di “tipo I” nel giro di alcuni secoli. Nell’attesa… proseguiamo con la lettura della scala di Kardashev!
Civiltà di tipo II
Una civiltà di tipo II è in grado di controllare e sfruttare tutta l’energia disponibile nella propria stella (nel nostro caso: il Sole).
Un esempio teorico di ciò è la sfera di Dyson, una megastruttura ipotetica proposta dal fisico Freeman Dyson, che racchiuderebbe completamente una stella per raccoglierne l’energia.
Una civiltà di tipo II sarebbe in grado di gestire la totalità dell’energia solare, non dipendere più dalle risorse del pianeta in cui abita e avere abbastanza energia per colonizzare il sistema di pianeti circostante e iniziare a esplorare altre stelle.
Civiltà di tipo III
Questo è il livello più alto nella scala di Kardashev. Una civiltà di tipo III sarebbe in grado di utilizzare tutta l’energia disponibile in un’intera galassia.
Ciò significherebbe poter controllare milioni o miliardi di stelle e poter viaggiare su distanze cosmiche.
La nostra tecnologia e la nostra comprensione attuale della fisica sono lontanissime da questo livello, ma nel regno della fantascienza, molte narrazioni esplorano l’idea di civiltà che hanno raggiunto il controllo galattico. Un esempio molto noto è l’Impero Galattico di Star Wars, che rappresenta una civiltà immensa e tecnologicamente avanzata che domina su numerosi pianeti e sistemi stellari.
Implicazioni
La scala di Kardashev solleva diversi quesiti non solo tecnologici: una civiltà che dovesse raggiungere questi livelli esponenziali di energia, come manterrebbe un equilibrio ecologico e morale? Come verrebbe governata?
Inoltre, se esistono civiltà così avanzate in grado di espandersi tra le galassie, perché non ne abbiamo ancora rilevato le tracce? Siamo davvero così unici nell’universo? Questa è una delle questioni centrali del paradosso di Fermi, che esplora la possibilità che civiltà avanzate esistano ma non siano rilevabili per una serie di motivi, come la nostra tecnologia limitata o il fatto che queste civiltà abbiano già abbandonato le forme di comunicazione che conosciamo.
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- Cultura generale in pillole -
Cos'è il solletico?
Il solletico è una risposta riflessa del nostro corpo a un tipo specifico di stimolazione tattile. Ne esistono due tipi:
Knismesi. Il tipo di solletico leggero che si prova quando qualcosa ci sfiora la pelle, come una piuma o un insetto. La reazione è più che altro una sensazione simile al prurito.
Gargalesi. Il solletico che provoca risate incontrollabili. Si verifica quando veniamo toccati in certe aree sensibili, come fianchi, collo, ascelle.
Solletico ed utilità evoluzionistica
Dal punto di vista evolutivo, il solletico potrebbe avere sia una funzione sociale che difensiva. Alcuni scienziati ipotizzano che giocare al solletico, soprattutto durante l’infanzia, serva a rafforzare i legami tra individui e ad allenare i riflessi di difesa.
Ciò potrebbe spiegare perché il solletico è efficace solo se fatto da altri e non da noi stessi.
Ma perché ridiamo?
Non è del tutto chiaro. La risata potrebbe essere una risposta per segnalare che la situazione non è una minaccia. Un po’ come dire: “Mi fido abbastanza di te, al punto da lasciarti invadere il mio spazio personale con le tue mani. La nostra interazione è sicura e infatti rido invece di scappare.”
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- Cultura generale in pillole -
L’origine del nome “Bluetooth”
In italiano: “dente blu”. Ci sarà qualche componente elettronica o qualche caratteristica tecnica da cui deriva questa particolare denominazione? Niente affatto! Per l’etimologia del termine bisogna affacciarsi nell’ambito della storia.
“Bluetooth” deriva infatti dal soprannome del re vichingo Aroldo Gormsson, detto “Dente Blu”, che regnò su Danimarca e Norvegia nel X secolo. Aroldo fu noto per aver unificato le tribù danesi sotto un'unica bandiera e per aver introdotto il cristianesimo nel suo regno.
Nel 1996, quando l’industria informatica stava sviluppando una nuova tecnologia per permettere a dispositivi diversi di connettersi e comunicare senza fili, si cercava un nome in codice per il progetto. Jim Kardach, uno degli ingegneri coinvolti, propose “Bluetooth” in onore di Aroldo, vedendo una somiglianza tra il re vichingo, che unificò il suo popolo, e la tecnologia che avrebbe unito i dispositivi elettronici.
Il nome provvisorio rimase talmente popolare che fu adottato ufficialmente.
E il logo Bluetooth?
Il logo del Bluetooth, composto da una runa combinata delle lettere nordiche H e B, rende omaggio proprio al sovrano Aroldo “Dente blu” (in lingua originale: Harald Blåtand).
Fine!
P.S. La risposta corretta della domandina è… 🥁🥁🥁
b) Peperone rosso
Sebbene molti associno la vitamina C agli agrumi, in realtà i peperoni rossi contengono una quantità molto più alta di questa vitamina essenziale: circa 127 mg per 100 grammi, quasi il doppio rispetto a un’arancia.