Il Salvator Mundi di Leonardo da Vinci rappresenta un record per il mercato dell'arte.
Nel 2017 la casa d'aste Christie's lo batté per 400 milioni di dollari, cifra che con le spese di commissione raggiunse i 450 milioni di dollari.
Il record sarebbe già di per sé incredibile, ma c'è di più. Devi sapere che questo dipinto è molto “chiacchierato”: negli anni vi dipinsero sopra delle varianti, poi fu restaurato, infine la paternità dell’opera fu messa in discussione. Ma aspetta, partiamo dall’inizio di una storia tanto intricata quanto affascinante.
Il quadro
Il dipinto raffigura Gesù Cristo come Salvator Mundi, il Salvatore del Mondo, in posizione frontale rispetto all'osservatore, con una mano sollevata in segno di benedizione e l'altra che regge un globo cristallino che probabilmente rappresenta il potere divino sul mondo.
L'espressione enigmatica e la tecnica pittorica sofisticata sono tipiche dello stile di Leonardo da Vinci. Ma di questo possiamo accorgercene solo ora, poiché in passato l'opera subì diverse modifiche, alcune delle quali di scarsa qualità.
Le modifiche e il restauro
Ecco come si presentava il dipinto all'inizio del '900, in cattive condizioni e con diverse ridipinture grossolane.
Il ripristino del Salvator Mundi rivelò la maestria nascosta sotto gli strati di pittura aggiuntivi: le tonalità autentiche, lo sfumato, la qualità dei rossi e degli azzurri che ricordano i pigmenti del Cenacolo.
Il restauro ha aperto all'eventualità che si trattasse di uno dei leggendari dipinti di Leonardo da Vinci, dividendo gli esperti di tutto il mondo in due principali fazioni: coloro che ritenevano si trattasse di un'opera autentica e coloro che ritenevano fosse opera di un allievo di Leonardo con un parziale intervento del Maestro.
L’asta da record
Nel 2017 la vendita del quadro fu affidata alla casa d'aste Christie's, sulla base di una perizia che attribuiva l'opera a Leonardo da Vinci.
L'asta si svolse a New York e fu un evento emozionante e concitato anche per gli addetti ai lavori, con offerte che partivano dalla base di 75 milioni di dollari e una valutazione iniziale di 100 milioni.
La battaglia tra i collezionisti d'arte proseguì fino a raggiungere l'astronomica cifra di 400 milioni, prima di essere aggiudicata ad un anonimo partecipante che in seguito si scoprirà essere il principe ereditario dell'Arabia Saudita, Mohammed bin Salman.
In questo video potete assistere a tutti i rilanci della storica asta, con Jussi Pylkkänen come banditore.
I dubbi sulla paternità
Come accennato, l'autenticità dell'opera è stata messa in discussione da alcuni esperti di storia dell'arte, anche successivamente all'asta dei record.
Nel 2018 Matthew Landrus, uno studioso di Oxford, avanzò l’ipotesi che non si trattasse di un lavoro di Leonardo da Vinci ma di Bernardino Luini, pittore che frequentava la bottega del Maestro.
In effetti, il Salvator Mundi ha non poche somiglianze con il "Cristo tra i dottori" di Luini. I dettagli del drappeggio d’oro e la modellatura del volto del Salvator Mundi rispecchierebbero lo stile del collaboratore di Leonardo. L’autore della Gioconda sarebbe intervenuto solo alla fine dell’opera, con le tipiche ombreggiature presenti nei suoi quadri.
Dopotutto, già all'inizio del '900 il Salvator Mundi risulta attestato come dipinto di Luini nei documenti di una passata compravendita. Invece nel 2011, a restauro appena concluso, l’opera compare nella mostra “Leonardo da Vinci: Painter at the Court of Milan” alla National Gallery di Londra animando il dibattito intorno alla paternità. Qualcuno notò che la sfera nelle mani del Cristo non presentava rifrazioni, come nelle altre opere di Leonardo, nonostante il Maestro conoscesse bene le leggi dell'ottica.
La domanda, quindi, rimane aperta: che cosa ha in mano il principe dell'Arabia Saudita? Un autentico capolavoro di Leonardo da Vinci o il lavoro di un allievo talentuoso? L’opera acquistata vale davvero centinaia di milioni di dollari? La risposta potranno darla solo gli esperti, se mai giungeranno a una versione dei fatti unanime.
Nel frattempo il principe può comunque godersi una delle opere più iconiche e dibattute, nel salotto del suo palazzo.