Il secondo cervello umano (e altre pillole di cultura generale)
Cultura Aumentata - Newsletter n° 72 - Tempo di lettura: 6 minuti
Menu del giorno: 💡 Un fatto strano ma vero / 🕵️♂️ La domandina / 🖼️ “Ragazza con l’orecchino di perla” di Vermeer / 🔬 SNE: il “secondo cervello” dell’essere umano / 📖 Perché Diogene viveva in una botte?
- Strano ma vero -
💡 La maggior parte dell’ossigeno che respiriamo non proviene dalle piante terrestri bensì dagli oceani, grazie alla fotosintesi effettuata dal fitoplancton (un insieme di microorganismi vegetali acquatici).
- La domandina -
🕵️♂️ Quanto dura, in media, un sogno?
a) Pochi secondi
b) 1-2 minuti
c) 5-20 minuti
d) 80-90 minuti
(Trovi la risposta in fondo alla newsletter)
- Cultura visuale -
L’opera d’arte
“Ragazza con l’orecchino di perla” di Vermeer
Hai mai visto questo dipinto? Molto probabilmente sì.
Ufficialmente si chiama “Ragazza con turbante”, meglio noto con il nome di “Ragazza con l’orecchino di perla”. Talmente iconico da essere soprannominato “Monna Lisa del nord”. Scopriamone qualche dettaglio.
Informazioni principali
Artista: Johannes Vermeer
Data: 1665 circa
Corrente stilistica: Barocco
Tecnica: Olio su tela
Dimensioni: 44,5 cm × 39 cm
Ubicazione: Museo Mauritshuis, L’Aia, Paesi Bassi
Contesto
Johannes Vermeer, uno dei più grandi maestri del Barocco olandese, realizzò “Ragazza con turbante” in un periodo in cui i Paesi Bassi vivevano una fiorente epoca artistica ed economica: il cosiddetto Secolo d’Oro Olandese.
Vermeer dipinse relativamente poche opere nella sua vita, ma ognuna è considerata un capolavoro. L’artista è noto per l'uso magistrale della luce e per la precisione con cui ritrae i dettagli, caratteristiche che hanno spinto molti storici dell'arte a ipotizzare che utilizzasse strumenti ottici come la camera oscura, un dispositivo che proietta un'immagine su una superficie, permettendo all’artista di tracciare i contorni e catturare dettagli con maggiore accuratezza.
Nonostante la sua abilità, Vermeer visse e morì senza notorietà, e solo nel XIX secolo la sua opera fu riscoperta e apprezzata.
Composizione
Il dipinto appartiene al genere dei tronie, ritratti di volti che esplorano espressioni e costumi più che rappresentare persone reali.
La giovane donna è raffigurata di tre quarti, rivolta verso l'osservatore con un’espressione enigmatica e leggermente sognante. Il fondo scuro, quasi nero, crea un forte contrasto con il volto luminoso e la veste chiara della ragazza, facendo risaltare la figura in modo drammatico.
Vermeer utilizzava strati sottili di vernice e prestava un’attenzione meticolosa ai dettagli. L’uso della luce e dell’ombra conferisce alla pelle della ragazza un aspetto quasi tridimensionale.

L’orecchino
L’orecchino di perla, reso con pochi ma efficaci tocchi di pennello, cattura perfettamente la rifrazione della luce e crea un punto focale brillante.
Si è discusso a lungo sulla natura del materiale. Nonostante sia comunemente considerato una perla, alcuni esperti ritengono che possa essere in realtà una sfera di stagno o un altro materiale riflettente, poiché le dimensioni e la lucentezza non sono tipiche di una perla naturale.
Chi è la ragazza?
Non si conosce l'identità della ragazza e il contesto preciso in cui il dipinto venne realizzato. Alcuni suggeriscono che potrebbe essere una delle figlie di Vermeer o una sua serva, mentre altri pensano che possa trattarsi semplicemente di un’immaginaria figura ideale.
L’opera potrebbe rappresentare un’esplorazione della bellezza e della purezza. Il turbante esotico potrebbe essere un retaggio dell’interesse dell’Europa seicentesca per culture lontane. In effetti il tronie, il ritratto comune nell’arte barocca olandese, è spesso interpretato più come uno studio di espressioni e costumi che come un vero ritratto.
Nel 1994, il dipinto fu sottoposto a un accurato restauro, che rivelò dettagli precedentemente nascosti e restituì i colori originali e vividi del dipinto.
Un’icona della cultura pop
L’opera è stata riprodotta innumerevoli volte e ha trovato posto in vari media, tra cui parodie, poster, murales di street art e persino capi di alta moda.
Il romanzo “La ragazza con l'orecchino di perla” di Tracy Chevalier e il film omonimo del 2003 con Scarlett Johansson e Colin Firth hanno contribuito a rinnovare l'interesse per il dipinto e a renderlo ancora più famoso.
Quel che è certo è che l’opera è diventata un simbolo riconosciuto universalmente, amata non solo per la sua bellezza ma anche per il mistero che continua ad avvolgerla.
- Cultura scientifica -
Corpo umano
Il sistema nervoso enterico: il “secondo cervello” dell’essere umano
L'intestino umano ospita un complesso reticolo di neuroni (cellule che tipicamente associamo al cervello). Si tratta del sistema nervoso enterico (SNE) e viene spesso definito “secondo cervello” poiché controlla la digestione e può influenzare l’umore e la salute mentale. Vediamo perché.
Che cos’è
Il sistema nervoso enterico è una rete di circa 100 milioni di neuroni situati lungo il tratto gastrointestinale, in grado di operare indipendentemente dal sistema nervoso centrale (SNC), sebbene comunichi con esso.
Questi neuroni controllano vari aspetti della digestione, tra cui il movimento dei muscoli gastrointestinali che fanno avanzare il cibo, la secrezione di enzimi digestivi, il flusso sanguigno nell'intestino, la modulazione della risposta immunitaria intestinale. In pratica svolge compiti simili a quelli del cervello nel mantenere il corpo in equilibrio, ma su una scala più locale.
Lo SNE e le emozioni
Lo SNE è spesso chiamato il “secondo cervello” non solo per la sua natura, ma anche perché è strettamente connesso alle nostre emozioni.
Molte delle nostre sensazioni “di pancia”, come le farfalle allo stomaco quando ci sentiamo nervosi o elettrizzati, sono dovute alla comunicazione tra lo SNE e il cervello.
Circa il 90% della serotonina del corpo, un neurotrasmettitore che influenza l’umore, è prodotta nel tratto gastrointestinale su stimolo dello SNE.
Disturbi come la sindrome dell'intestino irritabile sono collegati a una disfunzione dello SNE, e alcuni studi suggeriscono che lo stress e le emozioni possono influenzare la funzione intestinale attraverso questa rete neurale, il che spiega perché i sintomi gastrointestinali sono spesso associati a stati emotivi.
- Cultura umanistica -
Filosofia
Perché il filosofo Diogene viveva in una botte?
Diogene di Sinope (circa 412 - 323 a.C.) è un filosofo dell’antica Grecia, fondatore della scuola cinica. Era celebre per il suo stile di vita ascetico e le sue pratiche filosofiche al limite del provocatorio.
La filosofia cinica. La scuola cinica promuoveva la vita semplice e naturale, in opposizione ai valori e alle sofisticate convenzioni sociali del tempo. I cinici sostenevano che la felicità si raggiungesse liberandosi dalle ambizioni materiali e dai desideri superflui.
La botte. Secondo la tradizione, Diogene viveva in una botte o più precisamente in un grande vaso di terracotta (pithos).
La scelta di vivere in una botte era il simbolo che riassumeva tutta la filosofia cinica. Diogene intendeva dimostrare che si poteva vivere felicemente e “sul pezzo” con il minimo indispensabile, sfidando le convenzioni della società ateniese, che privilegiava il lusso e il prestigio.
Una vita di esempi radicali. Diogene non si limitava a vivere in una botte. I racconti sulla sua persona riflettono uno spirito provocatorio e un impegno a insegnare la filosofia attraverso l’esempio personale.
Uno degli aneddoti più noti è l’incontro con Alessandro Magno: quando Alessandro, ammirato e incuriosito dal filosofo, gli chiese se potesse fare qualcosa per lui, Diogene rispose semplicemente: “Spostati, stai coprendo il mio sole”. Un episodio che evidenzia il disprezzo di Diogene per il potere e la ricchezza, e il suo apprezzamento per le cose semplici della vita.
Eredità filosofica. Diogene è ricordato come uno dei filosofi più radicali e originali della storia, il cui esempio di vita ha influenzato alcune correnti di pensiero successive, tra cui lo stoicismo. Il suo messaggio, ancora oggi, invita a riflettere sul valore delle cose essenziali nella nostra vita.
P.S. La risposta della domandina è:
c) 5-20 minuti
La durata di un sogno può variare notevolmente, ma in linea di massima i sogni durano tra i 5 e i 20 minuti. La maggior parte dei sogni si verifica durante le fasi REM del sonno. Ogni ciclo del sonno contiene una fase REM, che inizialmente dura pochi minuti e aumenta di durata nei cicli successivi. Quindi, il primo sogno REM della notte potrebbe durare qualche minuto, mentre i sogni verso la fine della notte possono durare 20 minuti o più.