Perché sbadigliamo? (E altre curiosità di cultura generale)
Cultura Aumentata - Newsletter n° 76 - Tempo di lettura: 4 minuti
- Strano ma vero -
💡 Il lago Baikal in Siberia è il lago d’acqua dolce più profondo del mondo (supera i 1600 mt di profondità) e contiene circa il 20% dell’acqua dolce superficiale non congelata del pianeta.
- La domandina -
🕵️♂️ Qual è l’alimento più consumato al mondo?
a) Pane
b) Patate
c) Pollo
d) Riso
(Trovi la risposta in fondo alla newsletter)
- Cultura in pillole #1 -
Perché sbadigliamo?
Anche se tutti sbadigliamo, le ragioni precise per cui lo facciamo sono ancora oggetto di studio e dibattito. Ad oggi sono due le teorie più accreditate che spiegano questo comportamento universale.
La prima suggerisce che lo sbadiglio aiuti a ossigenare il cervello. Quando siamo stanchi o annoiati, la respirazione rallenta e la quantità di ossigeno nel sangue diminuisce. Sbadigliando, immettiamo una grande quantità di aria nei polmoni, aumentando l’ossigeno nel sangue e rimuovendo l'anidride carbonica. Ciò potrebbe spiegare perché sbadigliamo più frequentemente quando siamo stanchi o annoiati.
Un’altra teoria interessante è quella della termoregolazione cerebrale. Studi recenti hanno mostrato che sbadigliare potrebbe aiutare letteralmente a raffreddare il cervello. L’aria fresca inalata durante uno sbadiglio abbassa la temperatura del sangue che circola nel cervello, mantenendolo efficiente e vigile.
Lo sbadiglio è contagioso?





Sì: vedere qualcuno sbadigliare, o anche solo pensarci, può indurre uno sbadiglio. Questo fenomeno parrebbe avere radici evolutive e psicologiche.
La teoria più accreditata sul perché lo sbadiglio sia contagioso riguarda la sincronizzazione sociale. Gli esseri umani, come molti altri animali, tendono a imitare le azioni degli altri membri del proprio gruppo.
Quando vediamo qualcuno sbadigliare, il nostro cervello attiva le stesse aree coinvolte nell’azione dello sbadigliare, facendoci sbadigliare a nostra volta. Questo riflesso è particolarmente forte tra persone che hanno legami stretti, come familiari e amici, e può essere visto come un modo per sincronizzare i ritmi del gruppo, assicurandosi che tutti siano vigili e pronti per l’azione.
- Cultura in pillole #2 -
L’invenzione del microscopio
Tutto ebbe inizio da un pezzo di stoffa
I primi microscopi composti furono sviluppati da Zacharias Janssen, un costruttore di lenti olandese, intorno al 1590.
Tuttavia il contributo più significativo alla microscopia arrivò nel XVII secolo da Antonie van Leeuwenhoek, un mercante di stoffe olandese. Senza alcuna formazione scientifica formale, van Leeuwenhoek costruì il microscopio per ispezionare la qualità dei tessuti, nel tentativo di osservare con maggiore dettaglio le fibre e le impurità.
La curiosità di van Leeuwenhoek, tuttavia, andò ben oltre la sua professione. Perfezionò i suoi microscopi con lenti di altissima qualità, alcuni dei quali potevano ingrandire fino a 270 volte. Ciò gli permise di esplorare mondi invisibili ad occhio nudo.
Van Leeuwenhoek non rivelò mai i segreti delle sue tecniche di costruzione delle lenti, il che aggiunge un’aura di mistero alla sua figura. Si ritiene che le sue abilità manuali e la sua pazienza nel molare le lenti siano state senza pari e abbiano ispirato l’inizio della scienza nota come microbiologia.
Nel 1674, usando uno dei suoi microscopi, van Leeuwenhoek fu il primo a osservare microorganismi in una goccia d’acqua di stagno. Descrisse queste minuscole creature come “animalcules”. Tra le sue scoperte più importanti ci furono i batteri, osservati per la prima volta nel 1676, e gli spermatozoi umani, osservati nel 1677.
Le sue osservazioni furono così dettagliate e accurate che vennero accettate e pubblicate dalla Royal Society di Londra, una delle istituzioni scientifiche più prestigiose dell’epoca.
- Cultura in pillole #3 -
“La fortuna aiuta gli audaci”
Audentis fortuna iuvat
Chi lo ha detto?
Questa famosa citazione proviene dall’Eneide, il poema epico scritto da Publio Virgilio Marone, noto semplicemente come Virgilio, uno dei più grandi poeti dell’antica Roma.
La frase originale in latino è “Audentis fortuna iuvat” (audentis è la forma arcaica di audentes) ed è pronunciata dal personaggio Turno, un valoroso guerriero, nel Libro X dell’opera.
La citazione esprime l’idea che il successo e la fortuna tendono a sorridere a chi si assume rischi e dimostra coraggio. È un invito a essere audaci e proattivi, poiché l’inerzia e la paura di fallire non portano ai risultati desiderati.
Contesto storico e letterario
La frase appare quando Turno incita i suoi compagni a mostrare coraggio in battaglia, sostenendo che la dea Fortuna favorisca coloro che osano.
L’Eneide fu scritta tra il 29 e il 19 a.C. su commissione dell’imperatore Augusto per celebrare le origini leggendarie di Roma. L’opera racconta le vicende di Enea, un eroe troiano che, dopo la caduta di Troia, intraprende un lungo viaggio per fondare una nuova città, che diventerà Roma. Durante il suo viaggio, Enea affronta numerose sfide e pericoli, dimostrando coraggio e determinazione.
Uso nel linguaggio parlato
Ormai avrai capito che la citazione può essere utilizzata, sia in versione latina che in versione italianizzata, per incoraggiare qualcuno a prendere decisioni difficili e a non temere di affrontare rischi.
La locuzione è spesso citata in discorsi motivazionali, sportivi o aziendali per ispirare le persone a superare le loro paure e ad agire con determinazione.
P.S. La risposta della domandina è:
d) Riso
Il riso è l’alimento più consumato al mondo. Costituisce la base alimentare per oltre metà della popolazione globale, soprattutto in Asia ma anche in Africa e America Latina.