Gli "omini" di Keith Haring a Pisa (e altre pillole di cultura generale)
Cultura Aumentata - Newsletter n° 66 - Tempo di lettura: 6 minuti
Menu del giorno: 💡 Un fatto strano ma vero / 🕵️♂️ La domandina / 🖼️ “Tuttomondo” di Keith Haring / 🔬 Perché il sapone pulisce? / 📖 Il Kintsugi giapponese
- Strano ma vero -
💡 In Portogallo, le storiche biblioteche di Coimbra e Mafra ospitano da secoli colonie di centinaia di pipistrelli. Durante la notte, questi mammiferi volano a caccia degli insetti che si nutrono di carta, proteggendo così i preziosi volumi antichi custoditi nelle due biblioteche.
- La domandina -
🕵️♂️ Qual è il libro più tradotto al mondo, escludendo testi religiosi?
a) Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry
b) Il Diario di Anna Frank
c) Il Codice Da Vinci di Dan Brown
d) Le avventure di Pinocchio di Carlo Collodi
(Trovi la risposta in fondo alla newsletter)
- Cultura visuale -
L’opera d’arte
“Tuttomondo” di Keith Haring
Informazioni principali
Artista: Keith Haring
Data: 1989
Corrente stilistica: Street Art
Tecnica: Murale
Dimensioni: circa 180 metri quadrati
Ubicazione: Parete esterna della Chiesa di Sant’Antonio Abate, Pisa, Italia
Analisi dell’opera
Keith Haring fu un artista americano del XX secolo, noto per il suo stile immediatamente riconoscibile degli “omini danzanti”. Le sue opere sono al centro della cultura pop degli anni ‘80. Divenne famoso per la sua arte rivolta a tutti (e per questo motivo spesso realizzata negli spazi pubblici, come le stazioni della metropolitana di New York).
“Tuttomondo”, realizzato a Pisa nel 1989, è uno dei più grandi murales creati da Haring e l’ultimo completato prima della sua prematura scomparsa, avvenuta nel 1990 a causa dell’AIDS.
Lo stile. Le opere di Haring sono caratterizzate da linee spesse, colori brillanti e immagini che trasmettono energia e vitalità, con lo scopo di veicolare un messaggio sociale.
“Tuttomondo” presenta questi elementi distintivi che rendono immediatamente riconoscibile la paternità dell’opera. La tecnica di Haring, con linee nere contornate e dettagli bizzarri da scoprire, guida l’occhio in un movimento fluido attraverso l’intera composizione.
Nella scena rappresentata si possono notare 35 figure in movimento che sembrano interagire in vari modi e sostenersi reciprocamente. Il loro dinamismo esprime un messaggio di convivenza e interdipendenza tra gli uomini.
Il murale riflette la visione ottimista - ma anche l’appello - di Haring su un mondo dove le barriere sociali e culturali possano essere superate e sia possibile vivere in armonia l’uno con l’altro.
Il nome “Tuttomondo”, scelto direttamente dall’artista e in lingua italiana, enfatizza il tema dell’opera: un universo dove tutti ballano in armonia, ispirato da un’arte che parla a tutti. Questo murale non solo decora una parete, ma invita i passanti a riflettere su quanto ognuno di noi faccia parte di un “tuttomondo”, un luogo condiviso che dovremmo aspirare a rendere più colorato e armonioso.
Perché proprio a Pisa?
La realizzazione nasce da un incontro fortuito tra l’artista e uno studente universitario italiano a New York, Piergiorgio Castellani, che riconobbe Keith Haring mentre passeggiava.
Colpito dall'opportunità di incontrare uno dei suoi idoli, Castellani si avvicinò per parlare. Durante la conversazione suggerì a Haring di venire in Italia per creare un'opera d’arte permanente e rivolta a tutti, nel pieno del sistema di valori dell’artista. Haring, noto per la sua disponibilità e per lo spirito di collaborazione, accettò l'invito e insieme pianificarono il progetto.
Successivamente riusciranno a coinvolgere il Comune di Pisa che destinerà al progetto l’attuale parete: una vera e propria tela urbana. Non è un caso se al centro dell’opera si vede una figura con una forma che omaggia la croce simbolo della città di Pisa.
- Cultura scientifica -
Chimica
Perché il sapone pulisce?
Il sapone pulisce grazie alla sua capacità unica di agire come emulsionante tra l'acqua e i grassi.
La chimica del sapone
La struttura chimica delle molecole di sapone è cruciale per questo processo. Ogni molecola di sapone ha due parti distinte:
una testa idrofila: questa parte della molecola è attratta dall'acqua.
una coda lipofila: questa parte è attratta dai grassi e dagli oli.
Cosa accade durante il processo di pulizia
Quando strofini il sapone su una superficie sporca, le code lipofile delle molecole di sapone si legano al grasso e agli oli che sono sulle superfici da pulire, come la pelle o i piatti sporchi. Questo perché le code trovano i lipidi più attraenti dell'acqua circostante. Le teste idrofile invece rimangono orientate verso l’acqua.
Le molecole di sapone iniziano a formare strutture sferiche chiamate micelle. Al loro interno, le code lipofile si raggruppano al centro, circondate dal grasso e dagli oli, formando un nucleo idrofobo. Le teste idrofile rimangono all'esterno della micella, a contatto con l'acqua. In sostanza, le micelle incapsulano il grasso.
Con il risciacquo, l'acqua fluisce sopra la superficie, interagendo con le teste idrofile delle micelle. Le teste seguono il flusso dell'acqua e trascinano via le micelle che contengono i grassi e gli oli intrappolati, allontanando definitivamente lo sporco dalla superficie che stai pulendo.
- Cultura umanistica -
Arte
L’arte (e la filosofia) del Kintsugi
Il Kintsugi, che tradotto letteralmente significa “giunzione d’oro”, è un’antica tecnica giapponese di riparazione della ceramica, nata nel XV secolo e orientata a recuperare l’oggetto danneggiato e a esaltare le rotture, invece di nasconderle.
In cosa consiste
Tecnicamente, il Kintsugi si realizza usando una lacca resistente mista a polvere d’oro, d’argento o di platino. Quando un oggetto in ceramica, come una tazza o un piatto, si rompe, i frammenti vengono ricomposti meticolosamente con questa miscela, che agisce come colla. Una volta asciugata, la lacca rinforzata dai metalli preziosi lascia evidenti le linee di frattura, trasformando un difetto in un punto di forza visivo.
Questo processo ripara fisicamente l'oggetto ma gli conferisce anche un nuovo livello di valore estetico e simbolico, promuovendo l'idea che ci sia bellezza e dignità nella riparazione e nella rigenerazione e non solo nella perfezione andata perduta.
La filosofia che c’è dietro al Kintsugi
Il Kintsugi è profondamente radicato in concetti come il wabi-sabi, il mottainai, e il mushin, tutti elementi chiave della cultura e del pensiero giapponese:
Wabi-Sabi: è una visione del mondo che accetta la transitorietà e l'imperfezione. "Wabi" può essere tradotto come la semplicità rustica o la tranquillità, mentre "sabi" si riferisce alla bellezza che deriva dall'età, dall'usura o dall’invecchiamento, come parte integrante di un nuovo capitolo nella vita di un oggetto.
Mottainai: è un'espressione di dispiacere per lo spreco. Nella cultura giapponese, questo sentimento è spesso legato alla riflessione sulla natura e al rispetto per le risorse disponibili.
Mushin: letteralmente significa “mente senza mente”, ed è un concetto proveniente dallo Zen e dalle arti marziali che descrive uno stato di chiarezza mentale e spontaneità. Nel Kintsugi, questo vale come l'accettazione del cambiamento e della casualità della forma che un oggetto riparato assume.
Il Kintsugi offre una metafora potente per smussare la sofferenza e rispondere alle sfide nella vita umana. Propone un modo di abbracciare le nostre falle e cicatrici. Invece di nascondere le ferite e le difficoltà, le trasforma in punti di forza e storie di rinascita.
P.S. La risposta della domandina è:
a) Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry
Il Piccolo Principe è un’opera tradotta in oltre 300 lingue. Pinocchio si avvicina, con circa 260 lingue, mentre le altre due proposte non arrivano a 100.