Cos’è un labirinto?
Spesso associamo il concetto di labirinto a una struttura creata apposta per smarrirsi al suo interno. Tuttavia i primi labirinti non furono costruiti per disorientare gli sventurati che vi si addentravano, bensì come allegoria di un viaggio di crescita spirituale.
Il labirinto “unicursale”: il simbolo di un percorso interiore
I labirinti nell’antichità erano caratterizzati da un singolo percorso che, per quanto lungo e tortuoso, conduceva unicamente alla fine del tracciato.
Nonostante ciò, entrare in una di queste strutture significava perdere qualunque riferimento temporale e spaziale con il mondo esterno, ed essere quindi portati a riflettere sul proprio percorso interiore e spirituale.
Il labirinto “multicursale”: entrare per perdersi
Il primo labirinto costruito con l’intento di disorientare fu quello di Cnosso, di cui parleremo tra poco.

Non a caso il termine greco labýrinthos deriva da labrys, il termine usato per indicare un’ascia a doppia lama, simbolo di Cnosso. Labýrinthos sarebbe quindi il luogo dell’ascia a doppia lama, ovvero il Palazzo di Cnosso.
La leggenda del Minotauro
Il labirinto più famoso è indubbiamente quello di Cnosso, a Creta, costruito per intrappolarvi al suo interno il Minotauro.
Minosse, re di Creta, commissionò all’architetto Dedalo una struttura per intrappolare il feroce Minotauro, un essere metà uomo e metà toro nato dall’unione della moglie di Minosse, Pasifae, con un toro bianco mandato in segno di benevolenza dal dio del mare Poseidone.
Secondo la leggenda, ogni anno 14 giovani ateniesi erano mandati a morire nel labirinto per sfamare il mostro che lo abitava. Questo finché Teseo, figlio del re di Atene Egeo, non decise di mettere fine alla sofferenza del suo popolo offrendosi volontario.
Ed è qui che entra in gioco Arianna, figlia di Minosse e Pasifae, la quale, innamoratasi di Teseo, decise di aiutare il giovane ateniese consegnandogli un gomitolo che lo avrebbe aiutato a ritrovare l’uscita dall’intricato groviglio di vicoli e cunicoli una volta sconfitto il mostro.
Fortunatamente tutto andò per il meglio e, uscito dal labirinto, Teseo si affrettò a salpare in direzione di Atene per portare la buona notizia al padre.
Purtroppo Teseo si dimenticò di ciò che aveva concordato con il padre: non cambiò le vele nere del proprio veliero che dovevano simboleggiare la sua sconfitta con quelle bianche che sarebbero state indice del suo successo, comunicando così per errore la propria morte al padre il quale, preso dallo sconforto, si gettò in mare.
Alcuni ritengono che il labirinto di Cnosso rappresenti il percorso di crescita che Teseo è tenuto a svolgere prima di diventare re di Atene ma che interiorizzerà a pieno solo dopo la morte del padre.
I 4 labirinti dell’antichità
Il labirinto di Cnosso è uno dei quattro labirinti dell’antichità, riportati da Plinio il Vecchio nell’opera Naturalis Historiae. Gli altri sono:
il labirinto di Meride in Egitto
il labirinto di Lemno, di cui non abbiamo molte notizie
il labirinto di Porsenna, un intricato groviglio di cunicoli a protezione del sepolcro del re etrusco Porsenna.
Secondo lo storico Diodoro Siculo, il labirinto di Meride in Egitto fu la principale ispirazione per la costruzione del labirinto di Cnosso. Questa struttura monumentale impressionò lo storico Erodoto che, nel secondo libro delle sue Storie, scrisse a riguardo:
“L'ho visto io stesso ed è superiore a quanto si possa dire: poiché se si facesse un calcolo di tutte le costruzioni dei Greci e delle loro opere d'arte, apparirebbero certo di minore impegno e di meno grave spesa che non questo labirinto”.
I labirinti nella religione e il viaggio spirituale
Come abbiamo accennato in precedenza, i primi labirinti ebbero un ruolo spirituale, simbolico e di crescita individuale.
Per esempio, in alcune aree della Germania i giovani uomini erano tenuti a percorrere un labirinto come rito di passaggio all’età adulta.
Dopo la caduta dell’Impero Romano i labirinti assunsero un significato religioso e iniziarono ad essere raffigurati nelle pavimentazioni e nelle pareti di alcuni edifici religiosi, tra cui: cattedrali di Chartres e di Bayeux, chiese di S. Maria in Trastevere a Roma, S. Vitale a Ravenna, S. Michele a Pavia.
Al giorno d’oggi il significato di queste opere rimane dibattuto. Alcuni studiosi credono rappresentino le difficoltà della vita cristiana mentre altri pensano raffigurino la natura intricata del peccato.
Puro intrattenimento
A partire dal tardo Medioevo e lungo tutto il Rinascimento, il simbolo del labirinto perse man mano l’aura di sacro e divenne l’icona dell’intrattenimento all’esterno di palazzi e castelli. I sovrani d’Europa iniziarono a costruire complessi grovigli di siepi nei loro giardini con lo scopo di divertire e stupire gli ospiti.
Fu proprio in questo periodo che i labirinti come li intendiamo al giorno d’oggi presero definitivamente forma. Nuovi disegni intricati permettevano a coloro che vi si addentravano di scegliere tra diversi percorsi invece di dover necessariamente percorrere la sola via disponibile.
Labirinti da visitare
Ti è venuta voglia di sfidare il tuo senso dell’orientamento perderti in un dedalo di strade? Ecco alcuni dei più affascinanti labirinti visitabili in Italia.
Labirinto della Masone - Parma: il più grande labirinto al mondo interamente costruito con l’uso di canne di bambù. L’opera fu voluta dall’editore Franco Maria Ricci, il quale nel lontano 1977 promise all’amico scrittore J. L. Borges che un giorno avrebbe costruito un enorme labirinto negli stessi campi in cui i due erano soliti passeggiare (ricordiamo che Borges più di tutti si ispirò al concetto di labirinto nelle sue opere letterarie).
Castello di Donnafugata - Ragusa: ci spostiamo in Sicilia per una breve visita ad uno dei pochi labirinti in muratura. Nel Castello di Donnafugata i visitatori potranno ammirare dall’esterno questa peculiare struttura dalla forma trapezoidale, prima di perdersi nei suoi vicoletti.
Labirinto di Valsanzibio - Padova: questo labirinto fu costruito nel ‘600 su ordine della famiglia veneziana dei Barbarigo, a rappresentazione del viaggio di redenzione che ogni credente è chiamato a percorrere nel corso della propria vita terrena. Una volta entrati nel labirinto i visitatori dovranno evitare le sette vie ‘trabocchetto’ (ovvero i sette vizi capitali), prima di arrivare ad una torretta da cui potranno godere di una chiara vista sul parco nella sua interezza e quindi sulla propria vita e via spirituale.