Tutti gli esseri umani, a un certo punto della loro vita, si trovano a sperimentare l’esperienza di un lutto. Una persona importante ci lascia o, più in generale, subiamo la perdita di qualcosa che era parte fondante della nostra esistenza.
Comincia per noi quella che viene definita “elaborazione del lutto”.
Dopotutto, l’etimologia latina del termine lutto, da lugere, significa proprio piangere, dolersi. Ma non c’è solo il dolore.
Il fatto interessante e rilevante per il nostro bagaglio di cultura generale è che l’elaborazione del lutto è un percorso fatto di tappe abbastanza universali e ben riconoscibili (se le conosci).
Numerosi studi hanno indagato i meccanismi e gli atteggiamenti psicologici che emergono nella nostra mente di fronte a un lutto o una grave perdita. Il risultato che emerge ogni volta è che esistono delle vere e proprie reazioni che il nostro cervello mette in atto per far fronte a qualunque cambiamento importante nella nostra vita che non abbiamo desiderato, che ci viene imposto e che ci provoca dolore.
Ogni individuo reagisce con una combinazione differente di queste fasi: c’è chi ne attraversa solo alcune, c’è chi rimane per molto tempo su una e chi invece la attraversa rapidamente, o ancora chi le attraversa con un ordine anomalo.
Premesso ciò, nei seguenti paragrafi proporremo una mappa del comportamento umano ispirandoci agli studi della psichiatra svizzera Kübler-Ross, considerata una pioniera in questo delicato campo della psicologia.

0️⃣ Fase di shock
Tutto incomincia con la notizia dell’evento.
Che si tratti di un lutto improvviso o già atteso, lo shock investe tutti perché non si è mai davvero preparati a ricevere una notizia negativa che suggella un cambiamento, anche se ci sentiamo pronti a riceverla.
Insomma, per quanto ci si possa sentire pronti a fronteggiare una situazione così impattante, una prima fase di shock è sostanzialmente inevitabile.
1️⃣ Fase del rifiuto
“Non può essere vero, non è successo.”
Una volta compreso ciò che è successo, la prima reazione universale è quella della negazione.
Questo rifiuto emotivo dell’evento si manifesta solitamente con una calma innaturale, in cui il soggetto cerca di agire come se nulla fosse cambiato. Addirittura, in questo momento può accadere di sviluppare la cosiddetta “sindrome dell’assenza di lutto cosciente”, in cui il soggetto per un tempo relativamente lungo non accetta la perdita ed è questo uno dei casi in cui l’elaborazione risulta più complessa.
Un esempio di questa reazione è ben evidente nel protagonista del romanzo Caos Calmo di Sandro Veronesi, da cui è stata poi tratta l’omonima pellicola con Nanni Moretti nei panni del vedovo Pietro Paladini. Caos calmo è il perfetto riassunto del disagio emotivo di chi rifiuta di affrontare un dolore lacerante.
È chiaro che dietro a questo rifiuto si cela un tentativo di protezione poiché il dolore è, in questa fase, troppo forte e acuto per essere affrontato.
2️⃣ Fase della rabbia
“Perché proprio a me?!”
Da questo momento in poi, ci si inizia a rendere conto di ciò che è accaduto e la prima emozione che ci investe è la rabbia.
Fare i conti con la rabbia è un’esperienza che differisce a seconda della situazione: possiamo ritrovarci a essere arrabbiati con chi ci ha lasciato per come ha agito; può accadere di essere arrabbiati con la vita perché sentiamo di aver subito un’ingiustizia intollerabile o, ancora, proviamo rabbia verso noi stessi perché non siamo riusciti a evitare la perdita.
La rabbia è una fase necessaria per il processo di guarigione; per questo motivo, è importante concedersi di provarla.
3️⃣ Fase della negoziazione
A questo punto comincia a farsi strada dentro noi un desiderio di patteggiamento. Ci rendiamo conto che, in qualche modo, dobbiamo andare avanti con la nostra vita ed è proprio in questa fase che le persone tendono a buttarsi a capofitto in nuovi progetti, nuove amicizie…insomma, situazioni che possono aiutare a sentirci di nuovo nel pieno della vita.
È bene tenere presente che, in questo momento, il lutto non può ancora considerarsi elaborato. Si verifica, piuttosto, una dinamica alternata e contraddittoria che oscilla tra voglia di riprendere in mano la propria vita e desiderio di tornare a una vita che non c’è più.
Durante la fase della negoziazione, le domande si affollano nella nostra mente. Tendiamo a continuare a chiederci “Cosa sarebbe accaduto se solo avessi agito diversamente?” e così che l’individuo si ritrova a fare i conti con un grande senso di colpa.
È qui che si cerca di rimediare agli errori commessi per tentare di andare avanti. Insomma, la fase della negoziazione è un momento di alti e bassi.
4️⃣ Fase della depressione
Ecco che qui si arriva al punto di resa incondizionata di fronte al lutto. Prendiamo coscienza di ciò che ci è accaduto e, soprattutto, del fatto che non è possibile tornare indietro e riavere ciò che non abbiamo più.
Ciò significa, chiaramente, affrontare grandi momenti di tristezza. Questo stadio depressivo sembra durare all’infinito ma la cosa non deve spaventare: un lutto è un dolore che investe un grande processo emotivo che ci porta ad accettare un cambiamento doloroso.
Ecco che, dunque, tale tristezza è commisurata a questo dolore. Attraversarla e abbracciarla a pieno è l’unico modo per abbandonarla.
5️⃣ Fase dell’accettazione
A questo punto dell’elaborazione, è passato un periodo più o meno lungo dalla notizia dell’evento: i tempi sono chiaramente soggettivi e dipendono da tantissimi fattori differenti.
In ogni caso, è importante comprendere che la fase di accettazione non coincide con il non provare più dolore per ciò che è accaduto. Un evento doloroso rimarrà sempre un evento doloroso.
Ciò che cambia è il nostro forte desiderio di convivere con la realtà, una realtà che spesso porta con sé momenti di felicità ma che è anche fatta di dolore e difficoltà. Difficile, dunque, dirsi “a posto” rispetto a una grave perdita, ma il tempo lenisce il dolore e permette di abituarci a un nuovo stadio della vita.
L’accettazione passa attraverso il tempo e attraverso la consapevolezza che i lutti fanno parte della vita.
🌅 La speranza e il superamento del lutto
Dopo l’elaborazione del lutto, l’individuo è investito da un senso di positività. La persona si sente nuovamente capace di pensare al futuro; dunque vi è una nuova e ritrovata esigenza di progettualità e l’angoscia fa spazio alla speranza.
Speranza significa tornare a credere di poter vivere nonostante l’esperienza di lutto; questo si traduce in una fase di riorganizzazione della nuova esistenza. L’io viene ridefinito in base alla nuova situazione ed ecco che la vita viene adattata a un nuovo sentire.
Le teorie sull’elaborazione del lutto sono innumerevoli ma sostanzialmente tutte si dimostrano concordi nell’individuazione delle fasi appena esposte.
Sebbene si tratti di un processo universale, è bene ribadire che non esistono tempi giusti o sbagliati per elaborare un lutto e che il sentire personale e la sensibilità incidono molto su percorsi di questo tipo. Elaborare un lutto significa concedersi di provare sofferenza, accoglierla e prepararsi a lasciarla andare.
Esistono casi in cui questo processo non può avvenire autonomamente; ecco perché è importante comprendere che riconoscere di aver bisogno di aiuto è un segno di enorme consapevolezza e saggezza e, senza dubbio, il primo passo per riprendere in mano la propria vita.