Perché dimentichiamo sempre i nomi delle persone? (E altre curiosità di cultura generale)
Cultura Aumentata - Newsletter n° 91 - Tempo di lettura: 4 minuti
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- Un fatto strano ma vero -
💡 Anche se Mercurio è più vicino al Sole, Venere è il pianeta più caldo del sistema solare, a causa della sua densa atmosfera che genera un effetto serra estremamente potente.
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- La domandina -
🕵️♂️ Quanto pesa un litro di benzina?
a) Come 1 litro d’acqua
b) Come 0,7 litri d’acqua
c) Come 1,3 litri d’acqua
(Trovi la risposta in fondo alla newsletter)
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- La curiosità della settimana -
Perché dimentichi i nomi delle persone appena conosciute?
Ti è mai capitato di presentarti a qualcuno, stringere la mano e, letteralmente due secondi dopo, non ricordare più il suo nome? Non è solo imbarazzante: è frustrante. La verità è che succede molto più spesso di quanto si pensi, e c’è una ragione scientifica dietro.
Il cervello è progettato per memorizzare concetti collegati tra loro. I nomi, purtroppo, non sono immediatamente associati a un’immagine o a un’idea concreta, quindi partono svantaggiati. Senza una connessione tangibile, il nome è destinato a sfuggirci prima che venga trasferito nella memoria a lungo termine.
Ma c’è anche un altro fattore psicologico in gioco. Quando ci presentiamo a qualcuno, siamo spesso concentrati su noi stessi. Vogliamo fare una buona impressione, dire le parole giuste e non sembrare imbarazzati. Questa preoccupazione assorbe gran parte della nostra attenzione.
Di conseguenza il nostro cervello non è completamente attento al nome che stiamo ascoltando, perché è impegnato a gestire l’ansia e l’autoconsapevolezza. Ecco perché i nomi ci scivolano via così facilmente e ce la prendiamo con la nostra memoria a breve termine che sembra essere diventata pessima proprio nel momento del bisogno.
Possibili rimedi
La buona notizia è che ci sono abitudini semplici ed efficaci che possono aiutare a ricordare meglio i nomi delle persone appena conosciute.
Oltre alla consapevolezza del fenomeno (e avendo letto fin qui, dovresti averla!), la chiave è fare lavorare il cervello con il nuovo nome, per indurlo a creare una connessione nel lungo termine. Ecco alcuni suggerimenti:
Ripeti subito il nome: la prossima volta che qualcuno si presenta, cerca di ripetere immediatamente il suo nome in modo naturale nella conversazione. “Piacere di conoscerti. Allora, Luisa, come andiamo?”
Cerca una caratteristica unica della persona: nell’immediato potrebbe essere un dettaglio fisico, come il colore dei capelli o il modo di vestire. Se conosci “Maria” con un cappotto rosso, puoi pensare: “Maria la rossa”.
Associa il nome a un’immagine già nota, come un personaggio famoso o un altro amico che porti già quel nome.
Chiedi conferma dopo qualche minuto: Un altro trucco efficace è ripetere il nome più avanti durante la conversazione. “Mi stavi dicendo, Carlo…che cosa ti andrebbe di mangiare?”.
Più creerai connessioni immediate e significative, più riuscirai ad aggirare il naturale ostacolo che il cervello incontra quando cerca di memorizzare i nomi.
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- Cultura generale in pillole -
Perché si dice “capro espiatorio”?
L’espressione “capro espiatorio” ha origine da un rito ebraico descritto nella Bibbia, nel Libro del Levitico. Durante la celebrazione dello Yom Kippur, il giorno dell’espiazione, venivano scelti due capri. Uno veniva sacrificato per domandare perdono a Dio, mentre l’altro, il capro espiatorio, veniva simbolicamente caricato di tutti i peccati del popolo e poi mandato nel deserto, lontano dalla comunità. Il capro espiatorio rappresentava la purificazione dei peccati della società, che venivano “espulsi” insieme a lui.
Col tempo, l’espressione è diventata una metafora. Oggi, definire qualcuno un “capro espiatorio” significa riconoscere che quella persona è accusata o condannata per errori o problemi altrui, di un gruppo di persone o di un’intera collettività. La colpa, come accadeva con il capro, viene assegnata a un singolo per “liberare” gli altri ed evitare di attribuire le vere responsabilità.
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- Cultura generale in pillole -
Il fiocco di neve di Koch
Il fiocco di neve di Koch è una delle prime curve frattali scoperte ed è un ottimo esempio di come sia possibile avere una figura con perimetro infinito ma con un’area finita.
Si ottiene partendo da un triangolo equilatero e aggiungendo continuamente piccoli triangoli sui suoi lati. Ad ogni iterazione, il perimetro aumenta di un terzo, mentre l’area totale della figura rimane limitata.
Questa forma è interessante per diverse ragioni:
Perimetro infinito: anche se il fiocco di neve di Koch occupa uno spazio finito (non cresce indefinitamente), il suo perimetro diventa sempre più lungo a ogni iterazione, tanto da tendere all’infinito. È un po’ come se stessi creando un percorso infinito all’interno di uno spazio limitato: qualcosa che sfida la nostra intuizione!
Autosimilarità: se ingrandisci una piccola porzione del fiocco, vedrai che sembra identica all’intera figura. Questa proprietà è una caratteristica comune ai frattali, ma si trova anche in natura: pensa ad esempio a come si sviluppano i rami di un albero.
Applicazioni: i frattali come il fiocco di neve di Koch sono usati per modellare fenomeni naturali complessi, dalle forme delle montagne allo sviluppo delle piante alla struttura dei polmoni. A noi curiosi offrono, anche se non siamo matematici di professione, una finestra su come la semplicità possa generare complessità, e come l’infinito possa nascondersi nelle piccole cose.
Affascinante, vero?
Fine!
P.S. La risposta corretta della domandina è… 🥁🥁🥁
b) Come 0,7 litri d’acqua
Un litro di benzina pesa circa 0,7 kg. Un litro di acqua pesa 1 kg, quindi il confronto è immediato: un litro di benzina e 0,7 litri di acqua hanno lo stesso peso. La differenza di densità è il motivo per cui la benzina galleggia se versata sull’acqua.