Negli ultimi anni l’utilizzo dei social network è entrato nella quotidianità di miliardi di persone nel mondo. Il modo in cui utilizziamo queste piattaforme - e soprattutto il tempo che dedichiamo loro - spesso sfugge al nostro controllo razionale.
Pensa ad esempio ai seguenti comportamenti:
ti svegli al mattino e, prima ancora di alzarti dal letto, apri il tuo social preferito per controllare i like e i commenti;
durante la giornata accade qualcosa di particolare e il tuo primo pensiero va ad afferrare il telefono per condividere il momento;
prima di dormire, scorri il feed per rilassarti un po’ e a un certo punto ti accorgi che sono trascorse diverse ore ed è notte fonda.
Se sei un utilizzatore dei social media, ti sarai probabilmente rivisto in almeno una di queste scene di vita quotidiana!
Ma come fanno i social ad assorbire la tua attenzione con una tale efficacia?
Dietro l'apparente semplicità di queste piattaforme si nasconde un fattore potente e spesso sconosciuto che ne decreta il successo e la pervasività nelle nostre vite: si tratta dell'utilizzo dei cosiddetti bias cognitivi.
Cosa sono i bias cognitivi? 🧠
Un bias cognitivo, traducibile come “distorsione” cognitiva, è un comportamento che il nostro cervello mette in atto in automatico quando deve prendere una decisione o valutare una situazione.
I bias derivano dal processo evolutivo dell’essere umano, perché consentono al cervello di non sovraccaricarsi e decidere più rapidamente, come se si trattasse di scorciatoie mentali.
Siamo fatti per sbagliare
Anche se queste euristiche del cervello ci aiutano a ragionare in modo più efficiente, hanno uno scomodo risvolto della medaglia: influenzano la capacità di prendere decisioni oggettive e razionali, portandoci spesso a giudizi errati e conclusioni grossolane.
Purtroppo è molto difficile evitare di cadere negli errori causati dai bias cognitivi, proprio perché sono così radicati nella mente umana.
E indovina un po’… I social network fanno leva sui bias cognitivi per massimizzare il nostro attaccamento ad essi (nel marketing si parla di “engagement”).
Esiste un modo per difenderci dai bias?
Sì e no.
La risposta è ambivalente perché da un lato abbiamo visto che si tratta di meccanismi che si attivano a livello inconscio; d’altro canto, abbiamo un’arma potentissima per cercare di allertare le nostre menti: la conoscenza.
Proprio in quest’ottica di consapevolezza, scopriamo un elenco dei bias più frequenti nei social network.
I principali bias dei social media
1️⃣ Bias del Pavone
Cos’è
Questo bias ci spinge a mostrare agli altri solo gli aspetti positivi della nostra vita, e a raccontare più i nostri successi che i nostri fallimenti.
Come funziona
Pensa a quando andavi a scuola e tornavi a casa con i risultati del compito in classe: se era andato bene, correvi ad annunciare la buona notizia a tutti prima ancora di salutare al tuo rientro a casa; se era andato male, rientravi a casa con la massima discrezione e speravi che nessuno si ricordasse dell’esistenza del compito…
Il bias del pavone sui social media
Nel mondo dei social media, dove l'immagine è tutto, ci troviamo spesso immersi in un'atmosfera di perfezione. Quante volte ti sarà capitato di scorrere la timeline e vedere amici, conoscenti e influencer che sembrano vivere vite straordinarie, piene di successi, avventure e momenti felici…? Questa rappresentazione idealizzata della realtà deriva dal "bias del pavone”.
Tutti ci sentiamo spinti a mostrare solo gli aspetti più positivi e appariscenti della nostra vita, selezionando accuratamente foto, esperienze e risultati che riflettono un'immagine di successo e felicità. Il risultato? Feed patinati che ci inducono a pensare di avere una vita banale rispetto a quella che vivono gli altri. Sensazione di frustrazione e insoddisfazione.
Riflessioni sul bias del pavone
Il bias del pavone alimenta il nostro desiderio di confronto sociale (ecco perché piace ai social network). Finiamo per confrontarci costantemente e ossessivamente con gli altri, valutando la nostra vita in base a ciò che vediamo in rete. Questo porta indubbiamente a una percezione distorta della realtà, poiché non dobbiamo mai dimenticare che ciò che vediamo online è solo una piccola parte delle vite degli altri. Non conosciamo le sfide, le lotte e le delusioni che si celano dietro le immagini perfette. Ciò che vediamo è solo una proiezione selettiva delle vite altrui. Ma questo il nostro cervello fatica a digerirlo.
2️⃣ Bias di Conferma
Cos’è
Il bias di conferma ci spinge a cercare e interpretare le informazioni in modo tale da confermare le nostre convinzioni preesistenti. Si verifica quando partiamo da una convinzione personale e, invece di verificarla esplorando tutte le posizioni possibili, tendiamo a cercare le informazioni che confermano le nostre credenze esistenti, trascurando quelle che le confutano.
Come funziona
Se, ad esempio, sei un sostenitore appassionato di un determinato tema politico, potresti ignorare o sminuire le notizie negative su quel tema e dare più peso alle notizie (e alle persone) in linea con la tua posizione. In sostanza: chi la pensa come te è bravo e ha ragione, chi non la pensa come te ha torto e non è nemmeno degno di considerazione.
Il bias di conferma sui social media
Gli algoritmi dei social media hanno l’effetto di amplificare il bias di conferma e di condurti all’interno di una bolla informativa:
sei sottoposto a maggiori contenuti che rinforzano la tua opinione originaria, perché sono i contenuti che ti piacciono di più e l’algoritmo li premia.
avrai anche dei punti di contatto con l’opinione opposta, ma non ai fini di informarti ma ai fini di screditarla ulteriormente, perché sono i contenuti che ti indignano e attivano maggiormente la tua partecipazione alle discussioni o il desiderio di cercare altri post simili per indignarti ancora di più.
Riflessioni sul bias di conferma
Sotto forma di scroll, like e condivisioni, finiamo per addestrare l’algoritmo per farci leggere notizie basate solo sulla nostra percezione e sul nostro modo di ragionare, in una bolla che rischia di rinforzare i nostri preconcetti e tenerci lontani dalla capacità di leggere la realtà, spesso più complessa di un semplice verdetto “io ho ragione/tu hai torto”.
Non a caso uno dei fenomeni sociali sotto osservazione ai tempi dei social network è quello della polarizzazione delle opinioni: le persone sono sempre più arroccate verso una determinata posizione e sempre meno abituate al confronto costruttivo con chi la pensa diversamente.
3️⃣ Bias di conformità sociale
Cos’è
Il bias della conformità sociale riflette il nostro desiderio innato di adattarci alle norme sociali e alle aspettative dei nostri simili, a prescindere dalle nostre reali volontà. Questo bias porta un individuo a modificare le proprie opinioni o comportamenti per allinearsi a quelli del gruppo di riferimento.
Come funziona
Immagina, ad esempio, di partecipare con i tuoi colleghi ad una conferenza. Conclusa la conferenza, inizia una discussione in cui tutti i tuoi colleghi elogiano i temi trattati e la qualità delle considerazioni.
Tuttavia, tu personalmente non hai apprezzato molto la conferenza, l’hai trovata noiosa e prevedibile. Nonostante la tua opinione personale, non te la senti di dissentire dagli altri membri del gruppo: magari sei tu che ti sbagli, e comunque hai paura di essere escluso o criticato dai tuoi colleghi.
Quindi ti ritrovi a elogiare anche tu la conferenza durante la discussione. Ecco: per il bias di conformità sociale hai cambiato la tua espressione pubblica per allinearti alle opinioni del gruppo, nonostante le tue vere convinzioni personali.
Il bias di conformità sociale sui social media
Nei social network, questo bias viene sfruttato attraverso meccanismi come il conteggio dei "Mi piace” e dei follower.
Vedere che un certo contenuto è popolare può influenzare la nostra opinione e spingerci a conformarci al messaggio veicolato dal contenuto.
Lo stesso accade con i profili: di fronte a una pagina con un gran numero di follower, diventiamo più inclini a seguirla anche noi, anche se non abbiamo un'idea precisa della sua qualità o del valore che potrebbe offrire: ci fidiamo della sua popolarità. Al contrario potremmo essere più restii a seguire una pagina con pochi follower, solo perché poco popolare.
Riflessioni sul bias di conformità sociale
Gli esempi proposti evidenziano come il bias della conformità sociale possa influenzare le nostre scelte e i nostri pensieri, spingendoci a prendere decisioni basate sulla popolarità anziché su una valutazione critica delle informazioni o sul nostro gusto personale.
L'impulso di seguire i profili più popolari e le opinioni più visibili sui social può ridurre la diversità di pensiero, levigando le differenze individuali e creando una sorta di standardizzazione dei pensieri e dei comportamenti. La nostra esperienza culturale si appiattisce, poiché le voci che si conformano alla norma dominante diventano sempre più forti, mentre quelle che propongono percorsi diversi vengono spesso soffocate dal coro omologante.
Altri bias degni di nota:
Effetto Spotlight: siamo portati a pensare di essere al centro dell'attenzione molto più di quanto non lo siamo realmente. Ad esempio, potresti aver passato ore a scegliere la foto del profilo “perfetta" tra due opzioni molto simili, con la convinzione che tutti noteranno e giudicheranno la tua scelta. Tuttavia, nella realtà, è probabile che la maggior parte delle persone non rilevi o non dedichi particolare attenzione alla differenza tra le due immagini. L'effetto Spotlight può, quindi, farci sovrastimare il grado di scrutinio e di giudizio altrui nei nostri confronti.
Effetto Dunning-Kruger: quando conosciamo poco di un argomento, tendiamo a sovrastimare le nostre competenze in materia. È l’effetto Dunning-Kruger. Al contrario, quando diventiamo degli esperti e ci misuriamo con la reale vastità della materia, tendiamo ad assumere un atteggiamento più moderato. Sui social network, dove ciascuno può esprimere liberamente la propria opinione, l’effetto Dunning-Kruger può portare alla diffusione di contenuti errati e disinformazione.
Bias della sopravvalutazione del presente: è la tendenza a dare priorità ai benefici a breve termine, a discapito di quelli a lungo termine. Con i social network si manifesta nello stimolo compulsivo di controllare costantemente le proprie notifiche, invece di concentrarsi su attività più produttive o soddisfacenti ma con risultati a lungo termine.
Conclusioni 💭
I bias cognitivi non sono un fenomeno nato e applicato esclusivamente nell'ambito dei social network. Campi come il marketing, la comunicazione e la politica fanno ampio uso di questi meccanismi psicologici per influenzare le scelte e le opinioni delle persone.
Tuttavia è fondamentale riconoscere che l'ambiente dei social media, in cui ci immergiamo per diverse ore al giorno e che assorbe una parte significativa delle nostre attenzioni, offre una rappresentazione distorta della realtà.
Questa distorsione agisce sul piano psicologico: i contenuti che scegliamo di condividere e quelli che consumiamo su suggerimento degli algoritmi, sono in larga misura contenuti modellati dai bias cognitivi dell’essere umano.
Saperlo è importante per preservare il benessere mentale, il senso critico e la percezione della realtà.
La conoscenza è, ancora una volta, la chiave della nostra salvezza.