Sovversivo, ironico, provocatorio. Tutti conoscono Banksy, ma nessuno lo conosce. Il mercato dell’arte lo ama e lui mette alla berlina il sistema. La sua arte condanna il consumismo, ma le sue opere diventano gadget per calamite sul frigorifero.
Oggi ripercorriamo la figura di Banksy, l’artista senza volto che ha fatto della contraddizione il mezzo per esprimere la sua identità e il suo messaggio.
Chi è Banksy? 🖌️
Il Daily Mail ha diffuso di recente la notizia che presto la persona dietro Banksy dovrà presentarsi a volto scoperto in tribunale per un processo di diffamazione.
Da tempo i sospetti più accreditati propendono verso il nome di Robin Gunningham, rilanciato in questi giorni dalle dichiarazioni di due storici dell’arte.
Tuttavia allo stato attuale la vera identità di Banksy rimane sconosciuta.
L’uso dell’anonimato 🫥
L’illegalità e la clandestinità sono parte integrante della sua identità di artista.
Se è vero che nell’epoca dell’autocelebrazione l’anonimato può esser letto come atto rivoluzionario, è vero anche che questo aspetto è diventato così caratterizzante per Banksy da trasformarlo quasi in un brand. In questo meccanismo risiede la contraddizione che porta molti a interrogarsi sul limite tra arte e marketing.
L’anonimato è funzionale all’artista, che critica la mercificazione dell’arte appendendo i suoi quadri nei musei più famosi del mondo senza alcuna autorizzazione. Banksy sfida la proprietà privata e quella intellettuale, mal digerisce il concetto di copyright e crede nell’arte per tutti.
Nel 2013, per denunciare i meccanismi economici insensati alla base del mercato dell’arte, mise in vendita per strada alcune sue opere stampate per 60 dollari. Le persone che inconsapevoli le acquistarono, magari come souvenir di viaggio, oggi hanno tra le mani un’opera dal valore di circa 20.000 €.
Il contesto artistico: la Street Art 🎨
Tutti almeno una volta abbiamo notato una scritta o un disegno su un muro di un palazzo. Il seme dell’arte di strada parte proprio da questo concetto: è intorno a te, nei luoghi della tua quotidianità, e non puoi ignorarla.
La “Street Art” nasce a New York negli anni ’70. Dagli anni 2000 diventa un fenomeno globale. Qualcuno la definisce vandalismo, altri la definiscono arte. Di certo non passa inosservata, si diffonde e rappresenta ancora oggi una forma di arte pubblica e di protesta potente e divisiva.
Attraverso l’uso di bombolette spray, stencil e adesivi, i muri di moltissime città si riempiono di opere realizzate illegalmente da una nuova generazione di artisti, che trova in questa forma espressiva il mezzo per raccontare la propria rabbia contro il sistema.
Un nome in particolare inizia a farsi strada, fino a imporsi come massimo esponente di questa corrente. Si tratta di Banksy, artista riconducibile alla guerrilla art, la sottocategoria di coloro che ricorrono all’anonimato per lanciare messaggi di critica alla società moderna.
«Ci sono persone che scelgono di entrare nella polizia perché vogliono fare del mondo un luogo migliore. Ci sono persone che diventano vandali perché vogliono fare del mondo un luogo dall’aspetto migliore»
Le origini di Banksy 👨🏼🎨
Figlio della cultura underground inglese, Banksy cresce immerso in una Bristol anni ’80 di graffiti, musica e proteste. La sua estetica deve molto anche alla scena punk e postpunk. La famosa opera Monkey Queen, che rappresenta una scimmia nei panni della Regina Elisabetta, è ispirata al lavoro di Jamie Reid, autore di molti collage per i Sex Pistols e creatore dell’immagine cult del singolo God Save The Queen.

Lo stencil è la tecnica più utilizzata da Banksy: si tratta di forme ritagliate su supporti rigidi che gli consentono di realizzare le opere velocemente (in soli 15 minuti!) e in serie, spruzzando il colore negli spazi vuoti della sagoma, ma l’artista si è in realtà cimentato con moltissime tecniche.
Con il gioco di parole existencilist, crasi tra esistenzialismo e stencil, Banksy si autodefinisce nell’unione di due mondi lontani. L’accostamento di elementi contraddittori è per l’artista strumento per comunicare ciò che va oltre la superficie del visibile.
Temi trattati da Banksy 🖼️
Critica alla pubblicità
Il primo grande murales di Banksy è The Mild Mild West, dipinto nel 1999 nel quartiere Stokes Croft di Bristol, oggi mecca di tutti gli appassionati di Street Art. L’opera raffigura un orsacchiotto che lancia una molotov contro tre poliziotti, a coprire un grande cartellone pubblicitario.
Qui troviamo subito alcuni dei temi cari all’artista: critica al potere, sostegno alle proteste e guerra dichiarata al mondo pubblicitario. Riappropriarsi dei muri delle città tappezzati di slogan è per Banksy fondamentale. Al cosiddetto brandalismo si può infatti ricondurre molta della sua poetica, una lotta ideologica ai brand e ai mass media.
«Bisogna poter riarrangiare, rimaneggiare e riutilizzare ogni pubblicità presente negli spazi pubblici. Potete farci qualsiasi cosa.»
Ingiustizie nel mondo
Gli orrori della guerra, il disinteresse verso gli emarginati, il consumismo sfrenato e la manipolazione dei media. Questi fili rossi si intrecciano costantemente nella poetica di Banksy.
Molte sono opere di denuncia realizzate sul muro costruito da Israele al confine con la Cisgiordania, come Girl Frisking Soldier (“ragazza che perquisisce un soldato”) e La Colomba di Pace, con un giubbotto antiproiettile, un ramo di ulivo nel becco e un mirino sul petto, con la scritta “Welcome to Palestine, Welcome to Bethlehem”.
Non tutti sanno che l’artista nel 2017 ha addirittura realizzato in questi luoghi un ostello-opera d’arte: il The Walled Off Hotel, affacciato direttamente sul muro e definito da lui stesso «l’albergo con la vista peggiore del mondo».
Ribaltamento dei significati e straniamento
Nel gioco di contrasti, paradossi e ribaltamento di significati possiamo leggere gran parte del successo di questo artista anticonvenzionale.
Il detournament, l’inserimento di elementi stranianti all’interno di un’opera, altera il significato di ciò che vediamo, provocando un sarcastico contrasto che colpisce e attrae.
In Flying Copper, troviamo un accostamento stridente in cui uno smiley, figlio del linguaggio degli anni 2000, sostituisce il volto di un poliziotto inglese.
Ma l’opera più emblematica di questo meccanismo è il famoso Flower Thrower - Love is in the air.
Qui un manifestante con il volto coperto sta per lanciare un mazzo di fiori colorati, simbolo di pace. Il contrasto stravolge lo stereotipo del manifestante e colpisce in modo diretto e immediato. Opera del 2003 dedicata alle proteste in Palestina, è divenuta una delle più iconiche dell’artista di Bristol.
Personaggi e soggetti ricorrenti nelle opere di Banksy
Banksy elabora un linguaggio immediato e diretto attraverso un’estetica pop che ritrae personaggi come ratti, scimmie, poliziotti, bambini e reali inglesi. Mescola alto e basso, semplicità delle figure e complessità dei messaggi.
Nell’opera più famosa dell’artista, Girl with Balloon, la solitudine della bambina con la mano tesa verso l’inafferrabile palloncino rosso a forma di cuore, è espressa attraverso un’immagine semplice e diretta. L’opera è stata riutilizzata da Banksy in molte occasioni di protesta, come nel 2014 per supportare la crisi dei rifugiati siriani, a dimostrazione di come arte e attivismo siano un tutt’uno nel mondo dello street artist inglese.
Tra gli animali utilizzati dall’artista come stereotipo di comportamenti umani ci sono i ratti i quali, afferma Banksy, «esistono senza permesso, sono odiati, braccati e perseguitati. Vivono in una tranquilla disperazione nella sporcizia». Nonostante questo, un po’ come gli artisti di strada, sono in grado di sovvertire un’intera società. I suoi rats hanno invaso la metropolitana di Londra (per essere prontamente rimossi), ma anche il bagno di casa dell’artista durante la quarantena, come ha mostrato in una foto sul suo profilo Instagram!
Banksy in Italia 🇮🇹
Banksy ha lasciato il segno in moltissimi luoghi del mondo, Italia compresa. Le città designate sono state Napoli e Venezia.
Cancellata da un writer nel 2010, non è più visibile la Madonna con Coca Cola e patatine, che si trovava in Via Benedetto Croce a Napoli.
La Madonna con la pistola, protetta da un plexiglass, è ancora oggi in piazza Girolamini a Napoli e simboleggia il rapporto contraddittorio tra criminalità organizzata e religione.
Nel 2019, a Venezia, Banksy ha realizzato Migrant Child: un bambino con un giubbotto di salvataggio e un razzo tra le mani che illumina la notte, simbolo di speranza e richiesta di attenzione.
Perché è così famoso? 🤔
Banksy è probabilmente lo street artist più famoso al mondo. E non solo.
Il mistero che si cela attorno alla sua identità, il potere provocatorio e il camminare sempre sul filo del rasoio tra pop e underground, hanno reso Banksy uno degli artisti più emblematici del XXI secolo.
Nel 2018 l’opera Girl with Balloon viene venduta all’asta per 1 milione di sterline. Immediatamente si attiva un meccanismo interno alla cornice che autodistrugge metà della tela, di fronte a un pubblico sbalordito. Critica al mercato dell’arte e alla sua mercificazione, ne deriva una nuova opera, Love is in the Bin, che sarà venduta tre anni dopo per 16 milioni di sterline.
Il fascino di Banksy sta forse tutto qui. Nel rovesciamento inatteso di significati, contesti e messaggi, ma anche nell’impossibilità di attribuire un volto all’autore: un’anomalia per la nostra tendenza innata a criticare o approvare, ridimensionare o enfatizzare un’azione o un’opera anche in base a chi l’ha realizzata.
Non è necessario sposare le cause dell’artista, né i metodi da lui utilizzati: qualunque sia la nostra opinione su Banksy, dobbiamo riconoscere la capacità di lasciare un segno nel panorama culturale contemporaneo, con una provocazione che vuole spingere tutti, anche solo per un attimo, a riflettere sulle contraddizioni dell’uomo, dell’arte e dell’intera società.