Gli alcolici preferiti dai grandi personaggi (10+1 curiosità)
La tua dose settimanale di cultura generale! || Edizione del 129° giovedì || 4 min. di lettura
🍷 Che storia!
L’aneddoto della settimana.
Il “Black Tot Day” (la fine della razione giornaliera di rum) nella marina militare britannica.
Era il 31 luglio 1970, e sulle navi della Royal Navy si respirava un’atmosfera insolita, quasi funebre. Quel giorno, infatti, segnava la fine di una tradizione vecchia di tre secoli: la distribuzione quotidiana della razione di rum ai marinai britannici, il cosiddetto “tot”.
La decisione non era stata presa alla leggera. Da oltre 300 anni, precisamente dal 1655, ogni marinaio riceveva quotidianamente la propria razione di rum. Questo piccolo conforto alcolico era diventato una vera istituzione della vita navale, tanto amata da guadagnarsi il soprannome affettuoso di “Nelson’s blood”, in onore dell’eroe nazionale Horatio Nelson. Bastava quel sorso zuccherino per scaldare ossa e coraggio nelle acque gelide dell’Atlantico, per festeggiare una vittoria o dimenticare un compagno perduto.
Con il passare dei decenni, però, la Royal Navy aveva capito che la razione di rum non si conciliava più con la modernità: radar e reattori non vanno d’accordo con marinai un po’ brilli. Così, nel luglio del 1970, l’ammiragliato decretò la fine del rituale.
I marinai reagirono con ironia e solennità, inscenando veri e propri funerali simbolici a bordo delle loro navi. Alle 11:00 in punto del fatidico giorno, le campane di tutte le unità suonarono a morto. Ufficiali in abiti neri consegnarono l’ultima razione, i marinai versarono il rum in mare come libagione e misero una piccola bara di legno a prua, con dentro la botticella. Qualcuno pronunciò discorsi commemorativi pieni di nostalgia, qualcuno scrisse sul diario di bordo: “Addio al coraggio liquido, benvenuta l’era della caffeina.”
Quel giorno passò alla storia come “Black Tot Day”. Ma il ricordo della razione quotidiana non svanì: ancora oggi, ogni 31 luglio, veterani e appassionati di storia navale brindano simbolicamente a quel piccolo rituale perduto, celebrando un passato fatto di onde, vento e un sorso quotidiano di rum.
⚡️ Pillole 10 x 10 → Gli alcolici preferiti dai grandi personaggi
Dieci curiosità da dieci secondi. Per conoscere, stupirsi, riflettere.
Winston Churchill: Churchill iniziava la giornata con whisky diluito con soda (che definiva “mouthwash”, il suo collutorio personale) e adorava lo champagne Pol Roger. Dopo la sua morte, il produttore di champagne appose un’etichetta nera a lutto sulle casse inviate al Regno Unito, in onore dello statista britannico.
Gabriele D’Annunzio: il Vate D’Annunzio, pur essendo quasi astemio (preferiva altre trasgressioni…), legò paradossalmente il suo nome a diversi liquori di produzione italiana: prestò il suo volto e la sua penna per le pubblicità dell’Amaro Montenegro, e contribuì anche al successo dell’Amaretto di Saronno e di altri marchi come l’Aurum.
Ernest Hemingway: Hemingway aveva una passione per i cocktail cubani. Frequentava La Bodeguita del Medio a L’Avana per il mojito e La Floridita per il suo daiquiri ghiacciato speciale (doppio rum, niente zucchero): questi drink tropicali divennero il suo marchio di fabbrica letterario.
Oscar Wilde: Oscar Wilde adorava lo champagne ben ghiacciato e, dopo la sua caduta in disgrazia, si rifugiò nell’assenzio nei café di Parigi. In una lettera descrisse l’effetto dell’assenzio: il primo bicchiere dona illusioni, il terzo svela la tragica realtà. Anche nei vizi, Wilde non rinunciava al suo tocco di ironia amara.
Napoleone Bonaparte: Napoleone brindava con lo champagne tanto nelle vittorie quanto nelle sconfitte, proclamando: “Nella vittoria lo meritiamo, nella sconfitta ne abbiamo bisogno”. Con questo motto elevò lo champagne a compagno inseparabile di ogni destino, dal trionfo al fiasco.
Papa Leone XIII: persino un Papa ebbe il suo alcolico preferito. Leone XIII apprezzava il Vin Mariani, un vino liquoroso infuso di foglie di coca. Comparve perfino in una pubblicità di fine ‘800 per questa bevanda “energetica” ante litteram, conferendole un’insolita benedizione papale!
Frank Sinatra: “The Voice” Frank Sinatra sorseggiava abitualmente un Martini (soprannominato il “Frank’s drink”) oppure un bicchiere di Jack Daniel’s, che chiamava affettuosamente il suo nettare divino.
Elisabetta II del Regno Unito: la regina Elisabetta II era affezionata a un aperitivo very British: ogni giorno prima di pranzo sorseggiava un cocktail di Dubonnet (vino aromatizzato) e gin, con una fettina di limone. Servito puntualmente.
Lincoln e il generale Grant: si racconta che, quando Abraham Lincoln sentì criticare il generale Ulysses Grant per il suo (abbondante) consumo di whisky, replicò che avrebbe voluto mandare lo stesso whisky a tutti gli altri generali! Alludeva ironicamente al fatto che, nonostante le sbronze, Grant vinceva battaglie su battaglie.
Coco Chanel: l’icona di stile Coco Chanel amava il lusso frizzante dello champagne. Dichiarò di berlo solo in due occasioni: “quando sono innamorata e quando non lo sono”. Un motto chic e paradossale che rispecchia perfettamente il suo spirito glamour e indipendente.
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Miniguida ai tipi di alcolici → Lunedì prossimo su Cultura 360.
Hai capito che Churchill adorava il whisky, ma se ti chiedono la differenza tra vino bianco e rosso, o perché il mirto non è un amaro, vai in crisi? Lunedì facciamo chiarezza: vediamo cosa distingue vino, birra e superalcolici, come riconoscere le famiglie principali (liquori, distillati, fermentati) e perché certe bottiglie si bevono fredde, altre “a temperatura ambiente”. Pochi concetti chiari, zero gergo da sommelier, esempi pratici e aneddoti che resteranno in testa.
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È la curiosità che mi fa svegliare alla mattina.
— Federico Fellini